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Femminicidio in Italia: un’emergenza che richiede un cambiamento culturale

  • Immagine del redattore: AVVENIRE SUD
    AVVENIRE SUD
  • 2 apr
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 3 apr


 


Un’altra vittima: il dramma di Sara Campanella

Ogni tre giorni una donna viene uccisa in Italia per mano di un uomo. L’ultima tragedia ha colpito Sara Campanella, una giovane donna la cui vita è stata spezzata dalla violenza di chi diceva di amarla. La sua storia si aggiunge a un elenco sempre più lungo di vittime di femminicidio, un fenomeno che le leggi attuali non riescono a fermare.


Un problema radicato nella società

Secondo i dati ISTAT, in Italia una donna muore per femminicidio ogni 72 ore. Nonostante l’introduzione del Codice Rosso nel 2019 – una legge che accelera le procedure giudiziarie per le vittime di violenza domestica, atti persecutori e reati di genere – il numero dei casi non accenna a diminuire. Perché? Perché il problema non è solo legale, ma profondamente culturale.

Molti uomini non accettano la fine di una relazione, considerano la donna una proprietà e reagiscono con violenza. È una mentalità che affonda le radici in una concezione sbagliata dell’amore e del possesso. Amare non significa controllare, legarsi morbosamente a qualcuno non è sinonimo di affetto, ma di ossessione.


L’educazione affettiva: la chiave per prevenire il femminicidio

Punire i colpevoli non basta. Bisogna agire prima, nelle scuole, nelle famiglie, nei media. Educare i ragazzi all’affettività è l’unico modo per spezzare questo circolo vizioso. In Inghilterra, l’educazione ai sentimenti è già materia scolastica: insegna a distinguere un amore sano da una relazione tossica, a rispettare i confini e la libertà dell’altro.


La nostra associazione, Avvenire Sud, ha deciso di impegnarsi concretamente: entro la fine del 2025 presenterà una proposta di legge in Parlamento per introdurre l’ora di educazione affettiva nelle scuole italiane. È una battaglia che vogliamo intestare a tutte le vittime, a tutte le Sara che non hanno avuto la possibilità di salvarsi.

Una battaglia culturale, non solo giuridica

Le leggi sono già severe: il Codice Rosso ha inasprito le pene e accelerato le denunce. Ma non è la paura della pena a fermare un femminicida: è la consapevolezza, l’educazione, il rispetto umano. Un ragazzo che cresce imparando a riconoscere le proprie emozioni e a gestire il rifiuto, diventerà un uomo capace di amare senza possedere.

Siamo ancora in tempo per cambiare? Possiamo davvero prevenire il prossimo femminicidio? La risposta dipende da noi, dalla nostra capacità di trasformare il dolore in azione. Perché ogni donna uccisa è una sconfitta per l’intera società.


Alla famiglia di Sara Campanella,

Con il cuore spezzato e un dolore che non trova parole, ci uniamo al vostro lutto per la perdita di Sara. Una vita strappata via con violenza inaudita, un sorriso spento per sempre, un futuro rubato.

L’ennesimo femminicidio ha trasformato il suo nome in un simbolo di ingiustizia, la vostra famiglia in un emblema del dolore che troppe famiglie continuano a subire.

Non vi lasciamo soli. La nostra associazione Avvenire Sud grida con voi contro questa barbarie, perché Sara non sia solo un numero, ma l’ultima vittima di un sistema che deve cambiare. La ricorderemo lottando ogni giorno per un mondo in cui nessuna donna debba più avere paura, nessun padre e nessuna madre piangere una figlia, nessuna sorella perdere metà di sé.

Che la terra ti sia lieve, Sara. E che la giustizia, quella vera, trovi presto il modo di darvi risposte.

Con rabbia, amore e solidarietà, L’Associazione AvvenireSUD

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